Scarica il libro cliccando QUI
IL LIBRO
Il primo passaggio del progetto OBIC è stato un grande volume cartaceo, un table-book dalla ricca veste editoriale in cui la storia di ogni opera prescelta ha seguito la nascita dei sapori, degli ingredienti primari, dei piatti tradizionali e delle innovazioni che sono diventate vicenda collettiva e valore comunitario. Un volume che è visione limpida del presente evoluto, un primo spunto che non si ferma al cibo ma si trasforma in esposizione, format, workshop, didattica, produzione, creatività, consulenza, distribuzione…
Una visione oltre il puro mangiare, oltre il puro guardare.
Nello spazio dove i sensi suonano la stessa melodia.
Nel tempo in cui le radici universali costruiscono la techne del domani.
OBIC è una piattaforma dove atterrare, una community, un movimento che celebra e sostiene l’arte in tutte le sue forme. Unirsi a Noi significa far parte di una comunità innovativa e dinamica, dove idee e culture si incontrano e si fondono in una sinergia creativa. La nostra visione si estende oltre gli eventi individuali, mirando a creare un impatto duraturo sulla società, valorizzando l’arte come elemento fondamentale della nostra esistenza e del nostro benessere.
IL MUSEO
Il secondo passaggio è stato l’avvio espositivo a PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE, museo d’arte contemporanea di Spoleto nonché sede artistica del Festival dei Due Mondi.
Qui abbiamo creato dialoghi virtuosi tra artisti moderni e contemporanei, tra autori del Novecento e nomi che rappresentano il meglio della scena in evoluzione. Una prima mostra che ha ribadito il nostro diktat per le mostre future: raccontare il cibo in maniera anomala, secondo relazioni che non appartengono alle regole del quotidiano; narrare l’arte visiva in maniera altrettanto anomala, attraversando il Novecento in forma imprevista e spiazzante. Un legame “pericoloso” ma intenso che riguarda il gusto dentro gli occhi e lo sguardo dentro il sapore: ora per ragionare sull’arte visiva con attitudini connettive e dissonanti, regalandoci una libertà d’analisi che solo l’opera permette; ora per ragionare sul cibo con la logica degli slittamenti, affinché dal mangiare riemerga un valore antropologico, un richiamo storico e sociale, una storia non solo di sapori ma, soprattutto, di valori.